khmissa creata per casa amar con onde colorate che ricordano le dune del deserto

5 cose da sapere sulla Khmissa

Si possono raccontare cento storie sulla Khmissa. In questo articolo, scoprirete qualcosa delle sue origini, i suoi significati e i suoi usi.

Per l’identità grafica di Casa Amar, abbiamo scelto una mano aperta, disegnata per noi dalla talentuosa Ayesha Zafar Sabri, architetto, designer e artista.

Si tratta della Khmissa (nome in Darija), chiamata anche Tafust (in Tamazight) e comunemente chiamata Mano di Fatima in Italia. Amiamo i suoi significati e tutto quello che rappresenta, siamo affascinati dalla sua storia e dall’infinita di possibilità per rappresentarla. Per noi questa scelta è anche un omaggio alle mani delle artigiane che lavorano per creare i meravigliosi tappeti Casa Amar.

In questo articolo vi raccontiamo 5 cose interessanti da sapere sulla Khmissa:

  1. La Khmissa ha origini ancestrali

È difficile datare la sua origine con certezza. È probabile che sia stata introdotta dai Cartaginesi (nell’attuale Tunisia), come attributo e simbolo della divinità femminile di origine fenicia Tanit, dea della fertilità, dell’amore, del piacere.

La mano aperta si ritrova anche nella civiltà mesopotamica (attuale Iraq e Kuwait) o nella civiltà dell’Antico Egitto, sempre come amuleto legato a una potente divinità femminile.

  1. La parola Khmissa deriva dalle 5 dita della mano

Khmissa viene da “Khamsa” che significa cinque in arabo. In ebraico la stessa mano viene chiamata Hamsa, sempre dal numero cinque.

  1. Musulmani, cristiani ed ebrei l’hanno associata a personaggi femminili importanti

Nella cultura musulmana, la Khmissa è associata alla mano di Fatima, figlia del Profeta Muhammad (s.A.'a.s.).

I cristiani del Levante l’hanno associata alla mano di Maria, mentre gli ebrei sefarditi l’hanno chiamata Mano di Miriam.

  1. È un simbolo apotropaico: serve ad allontanare o ad annullare un’influenza maligna

Nella cultura marocchina, la Khmissa è spesso vista come un simbolo di protezione contro il male e in particolare contro il malocchio.

Questa credenza si ritrova in varie sfumature: c’è chi attribuisce un vero potere protettivo agli amuleti a forma di Khmissa. C’è invece chi apprezza il simbolo senza prestare all’oggetto stesso un potere protettivo, dal momento in cui si considera che la protezione viene solo da Allah.

  1. Viene rappresentata in un’infinità di modi

Non c’è un unico modo di disegnare la Khmissa. Può essere realizzata in oro, argento, legno, metallo, ceramica, vetro... Può essere colorata o a tinta unita, minimalista o con un design complesso. Le dita possono puntare verso l’alto o verso il basso.

La Khmissa è utilizzata particolarmente in gioielleria, perché in questo modo può essere indossata, sia per motivi estetici che per i significati che gli sono attribuiti dalla cultura marocchina.

Si ritrova anche sulle porte d’ingresso delle case tradizionali in medina, come battiporta. Sia gli artigiani che i marchi marocchini la inseriscono nei vestiti o negli oggetti di arredo per la casa.

È un simbolo che continua ad essere amato, a ispirare e a unire.